Oliva minuta
Il massiccio dei Nebrodi è il grande cuore verde della Sicilia: oltre 50 mila ettari di bosch...
La storia della coltivazione del pesco nel Roero risale alla fine dell'Ottocento. E' nel 1885 che un coltivatore, Ettore Ferrio, avvocato e appassionato agronomo, mette a dimora in una località chiamata bricco San Martino a Vezza d’Alba alcuni alberi di pesco. Sono nuove varietà americane: Amsden e Rosse di Maggio di Brigg. La sua speranza e quella degli agricoltori della zona che seguirono il suo esempio era trovare una coltura che sostituisse quella della vigna, falcidiata da alcune annate danneggiate dal marìn, il vento freddo del mare che imperversò per varie annate, seguito poi dalla peronospora e poi dalla fillossera che misero in ginocchio i produttori di vino italiani ed europei, distruggendo interi raccolti e gettando sul lastrico migliaia di piccoli proprietari. Sono gli anni della malora raccontata nei romanzi di Fenoglio e dell'emigrazione in Argentina e in America. La coltivazione delle pesche nel Roero apre una prospettiva: nel 1906 gli ettari coltivati a pesco sono 70 e quando, nel 1909, apre il mercato del pesco di Canale le pesche arrivano già sui mercati francesi e svizzeri. Poco alla volta i peschi sostituiscono la vite sulle colline del Roero. Fino agli anni Trenta quando inizia il declino: iniziano ad affermarsi le pesche provenienti dalla Bretagna, dalla Spagna e da altre regioni italiane (Liguria, Emilia-Romagna, Friuli, dal Salernitano). Le comunicazioni sono carenti e difficili (una scelta sbagliata escluse Canale e i paesi delle pesche dal tracciato della ferrovia) e la tassazione sui terreni a pesco supera quella prevista per i vigneti. Le varietà locali - di cui la maggior parte matura a luglio causando il crollo dei prezzi - non sono più adatte alle nuove richieste del mercato: sono per lo più a polpa bianca quando il mercato inizia a richiedere pesche a polpa gialla. Poco alla volta i contadini spiantano i peschi e tornano alla vigna. I frutteti che rimangono sono convertiti a varietà più produttive. Delle vecchie varietà di pesche di Canale - così sono comunemente definite perché Canale d'Alba era il mercato più importante - oggi si trovano alberi sparsi, negli orti e nelle vigne, solo pochi agricoltori hanno ancora frutteti di una certa estensione, con almeno un centinaio di alberi. Le più note e le migliori qualitativamente sono, tra quelle a polpa bianca, la Botto (dal nome del primo coltivatore: Achille Botto) e la San Pietro chiamata con il nome del santo festeggiato nel periodo di raccolta: maturano nel periodo che va dai primi di luglio alla fine del mese. La più conosciuta è senz'altro la Giallo del Porretto che ha preso il nome dal colore della buccia e dall'umbone pronunciato che la caratterizza: matura dalla fine di luglio a metà agosto. E'la più ricercata anche perché con questa varietà a polpa gialla si producono straordinarie pesche in sciroppo. La Krummel October (sempre a polpa gialla) è invece la più tardiva, matura dalla fine di settembre ai primi di ottobre.
Responsabile del Presidio
Giorgio Reita, tel. +39 347 7443729 - giorgio.reita@unito.it
Zone di produzione: Corneliano d'Alba, Monteu Roero, Vezza d'Alba (provincia di Cuneo)
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a Roma Nord, nel cuore del Fleming
18.30 - 20.300
Classificazione:
Cinque aziende roerine riunite in un Presidio hanno conservato ancora alcune centinaia di alberi di varietà Botto, San Pietro, Giallo del orretto e Krummel October. Sono tutte accomunate da alcune caratteristiche che sono penalizzanti sui mercati odierni quali il colore di fondo verdastro, la piccola pezzatura, la forma irregolare, ma sono compensate da profumi intensi, aromatici e complessi e da un sapore straordinariamente ricco. Le vecchie pesche del Roero spuntano un buon prezzo presso gli estimatori ma sono poco note fuori dal mercato strettamente locale. Pochi credono nel valore di queste pesche e mettono a dimora sempre nuove varietà proposte dai cataloghi dei vivaisti, più produttive, sode e colorate (sono quasi tutte di colore rosso intenso), ma spesso insignificanti. L'obiettivo del Presidio è farle conoscere su un mercato più ampio e fare in modo che siano nuovamente coltivate sui pendii oggi dedicati in buona parte all'Arneis.
DOP = Denominazione di origine Protetta
IGP = Indicazione Geografica Protetta
STG = Specialità Tradizionale Garantita
Descrizioni ed informazioni tratte da Slowfood, Qualivita, Agraria.org