Chinotto di Savona
Un tempo in molti caffè italiani e francesi, sul banco di vendita, si poteva trovare un vaso ...
L'olivicoltura aretina, rispetto ad altre zone della Toscana, ha avuto un ritardo nello sviluppo ed è grazie ai monaci aretini che inizia la sua diffusione a partire dall'VIII secolo. Durante il XIX secolo inizia ad essere oggetto di studi e ricerche grazie al lavoro del l'Accademia dei Georgofili e nel settembre del 1882 si svolge "L' Esposizione Agraria ed Operaia" come esempio ulteriore dell'importanza rivestita dall'olivicoltura nel territorio aretino. Un ulteriore momento di svolta per si verifica agli inizi del Novecento, con l'istituzione della "CATTEDRA AMBULANTE DI AGRICOLTURA" che aveva il compito di diffondere l'istruzione tecnica fra gli agricoltori e di promuovere il progresso tecnologico con interventi diretti dei cattedratici nelle campagne. L'esecuzione del Catasto Agrario del 1929 accertava in Provincia di Arezzo un patrimonio olivicolo di 3.072.287 piante con una superficie olivata di 20.330 ettari. Nel 1947, la Camera di Commercio di Arezzo, in collaborazione con tutti gli altri Enti Locali, organizza la prima edizione delle "Fiere Aretine" e anche in questa occasione emerge il ruolo rivestito dall'olivicoltura e dall'olio prodotto. Anche nel dopoguerra l'olivicoltura aretina continua ad essere un elemento fondamentale dell'economia, mantenendosi su livelli quantitativi consistenti ed accrescendo verso il consumatore il profilo di superiorità dell'olio delle colline di Arezzo.
Per quanto riguarda i genotipi di olivo più diffusi a livello provinciale, le cultivar che caratterizzano l'olivicoltura aretina sono il "Frantoio", il "Moraiolo" ed il "Leccino" che rappresentano l'80% del patrimonio varietale, sono presenti anche altre varietà come ad esempio il "Morchiaio", il "Morcone" ed il "Morchione". La molitura di oltre il 70% delle olive avviene attraverso il processo continuo, dimostrazione di un'olivicoltura che segue un progresso esclusivamente meccanico, escludendo l'aggiunta di qualsiasi additivo e volto all'ottimizzazione ed al mantenimento della qualità dell'olio. La caratteristica più significativa del colore dell'olio extravergine di oliva "Colline di Arezzo" è la tendenza al verde, più o meno intenso, fino al giallo dovuto alla presenza dei pigmenti. Poiché con il procedere della maturazione del frutto si assiste ad una perdita di pigmenti, ne consegue che l'olio più verde è quello proveniente da olive non completamente pigmentate, tipiche delle varietà coltivate nel territorio provinciale aretino, quali il Frantoio, il Moraiolo ed il Leccino che presentano un lungo periodo di preinvaiatura e invaiatura superficiale. Tale condizione, legata alle condizioni pedoclimatiche, consente di mantenere elevati i valori delle concentrazioni di questi importanti composti nel lungo corso della raccolta (ottobre - dicembre), garantendo così all'olio un elevato standard qualitativo. Al gusto questo olio si presenta piccante insieme a note di amaro abbastanza rilevanti.
Comitato promotore per il riconoscimento della DOP per l'olio extravergine di oliva Colli Aretini
c/o Amministrazione Provinciale di Arezzo - via San Lorentino, 25
52100 - Arezzo (AR)
Tel: 0575 3354241 - Fax: 0575 3354248
Zone di produzione: Riguarda l'intero territorio amministrativo della Provincia di Arezzo.
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a Roma Nord, nel cuore del Fleming
18.30 - 20.300
Classificazione:
Le analisi olfattive mettono in risalto un evidente fruttato di oliva, oltre a sottolineare la presenza di note erbacee. Ad influenzare l'olfatto sono anche le componenti volatili presenti nell'olio che sprigiona la sua massima intensità nei primi giorni di vita, assumendo successivamente tanta più armoniosità duratura quanto maggiore sarà la sua qualità. Essendo quest'ultima caratteristica intrinseca dell'olio extravergine "Colline di Arezzo", le percezioni olfattive sono durevoli e persistenti nel tempo.
DOP = Denominazione di origine Protetta
IGP = Indicazione Geografica Protetta
STG = Specialità Tradizionale Garantita
Descrizioni ed informazioni tratte da Slowfood, Qualivita, Agraria.org