Castagna essicata nei tecci di Calizzano e Murialdo
In Val Bormida sopravvive un'antica tecnica un tempo diffusa in tutto l'arco appenninico ligure e ne...
Pertosa, un paese con poco più di 600 abitanti, 70 chilometri a sud di Salerno, è nota per le sue grotte: straordinarie cavità naturali nate in seguito a fenomeni carsici, risalenti a oltre trentacinque milioni di anni fa. Abitate fin dall’età della pietra, le grotte di Pertosa si sviluppano per oltre 2.500 metri con caverne e gallerie imponenti attraversate da corsi d’acqua navigabili tra stalattiti e stalagmiti: sicuramente uno dei luoghi più suggestivi del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Ma Pertosa – con i comuni limitrofi di Auletta, Caggiano e Salvitelle – custodisce un altro unicum di biodiversità. Qui si coltiva una varietà di carciofi fra le più insolite della penisola: il carciofo Bianco di Pertosa o del basso Tanagro, il fiume che attraversa tutta la zona di coltivazione, posta fra i 300 e i 700 metri sul livello del mare. Il nome esprime la sua caratteristica più evidente: è un carciofo di colore chiarissimo, verde tenue, bianco argenteo. Le infiorescenze sono grandi, rotonde, globose, senza spine, con un caratteristico foro alla sommità. Ad oggi appena tre ettari sono destinati al carciofo Bianco, divisi fra una trentina di contadini che coltivano perlopiù per il consumo familiare in piccoli appezzamenti ai bordi dei campi. Una realtà produttiva marginale quindi, eppure le potenzialità di questo prodotto sono straordinarie. Le rare qualità organolettiche, unite alla sua salubrità (la coltivazione, se pure priva di certificazione, è assolutamente naturale, non prevedendo né trattamenti, né concimi chimici), fanno del carciofo Bianco un possibile traino per tutta l’economia agricola della zona. I produttori, che si sono subito riuniti in un consorzio, sono supportati dagli studi e dalla consulenza scientifica della dottoressa Rosa Pepe, ricercatrice presso l’Istituto Sperimentale per l’Orticoltura di Pontecagnano, il cui direttore, il professor Vitangelo Magnifico, è sicuramente uno dei massimi esperti al mondo di carcioficoltura. L’obiettivo è di ritrovare un mercato per questo prodotto, coinvolgendo innanzitutto la ristorazione locale. Dato che questo carciofo è eccellente sott’olio, a Pertosa è già in fase di attuazione un progetto che permetterà di realizzare un moderno centro di confezionamento dei carciofini in olio extravergine di oliva Dop Colline Salernitane.
Presidio sostenuto da
Comune di Pertosa, Comune di Auletta, Comune di Caggiano, Comune di Salvitelle, Comunità
Montana del Vallo di Diano, Comunità
Montana della Valle del Tanagro
Responsabili del presidio
Andrea La Porta, tel. 328 7123666 latendac@tiscali.it
Giovanni Pucciarelli, tel. 0975 397184 - 330 768273
Zone di produzione: Comuni di Auletta, Caggiano, Pertosa e Salvitelle, nella Valle del Basso Tanagro (provincia di Salerno)
Prenota anche con Whatsapp o Telegram!
a Roma Nord, nel cuore del Fleming
18.30 - 20.300
Classificazione:
Le particolarità del Bianco di Pertosa sono numerose, ma su tutte vanno segnalate la resistenza alle basse temperature, la colorazione tenue (un verdolino chiaro, quasi bianco), la dolcezza e la straordinaria delicatezza delle brattee interne. Caratteristiche che lo rendono un ottimo carciofo da mangiare crudo, magari in pinzimonio con l’olio extravergine di oliva della zona, l’eccellente Dop Colline Salernitane. Ideale matrimonio gastronomico che unisce anche le due principali vocazioni agricole dell’area: i minuscoli campi di carciofi (quasi sempre di poche centinaia di metri quadri), infatti, tradizionalmente si alternano agli olivi.
DOP = Denominazione di origine Protetta
IGP = Indicazione Geografica Protetta
STG = Specialità Tradizionale Garantita
Descrizioni ed informazioni tratte da Slowfood, Qualivita, Agraria.org