CAMPANIA

I MIGLIORI VINI

La Campania è una regione che vanta una tradizione enologica di origine antica e un territorio tra i primi centri di insediamento, di coltivazione, di studio della vite e del vino nel mondo. La diffusione della vite risale all'epoca pre-romana, ed i vini campani, per le favorevoli condizioni climatiche e la particolare natura dei suoli, divennero apprezzati e famosi nel mondo già nell'antichità. Dal porto di Pozzuoli, il Falerno, il Caleno, il Faustiniano, "i vini degli imperatori" , vennero esportati in tutto il mondo. Raffinate, le tecniche di coltivazione, di vinificazione comprese quelle del consumo, che, assumeva la dimensione di un proprio culto. Dagli antichi vitigni, che gli scrittori come Plinio descrissero VITIS HELLENICA, AMINEA GEMINA, VITIS APIANA, UVE ALOPECI,AMINEA LANATA, discendono l'aglianico, il greco, il fiano, la coda di volpe, il per'e palummo, l'asprino, la biancolella, la forastera, e gli altri vitigni autoctoni coltivati nella regione. Un patrimonio ampelografico di livello una grande varietà di uve autoctone, che, poche altre regioni possono vantare, hanno dato vita ad una varietà di bianchi e di rossi. Diciannove i vini a denominazione di origine cui corrispondono 70 topologie. Le moderne tecniche di coltura e di vinificazione hanno, inoltre, contribuito a produrre vini altamente tipicizzati sotto il profilo organolettico e di alto livello qualitativo.

Taurasi (DOCG)

Dal migliore vitigno dell’antichità la Vitis Hellenica si ottiene il vino Taurasi considerato il Re, il migliore prodotto di tale famiglia. Il nome deriva dalla cittadina omonima l’antica Taurasia, ed è prodotto on un’area di tradizione vitivinicola, che comprende diciassette comuni. L’equilibrio tra questo vitigno, il clima, ed il territorio appare perfetto. Si tratta di un vino dalle caratteristiche superiori, per una complessa aromatica, per un gusto vellutato, pieno, ed elegante, per i profumi intensi e delicati. Attualmente, esso e vinificato con le più moderne tecnologie, ma nel rispetto della tradizione, è uno dei pochissimi, vini italiani, meritevoli di lunghissimo invecchiamento.

Asprino di Aversa

Viti che si arrampicano, “maritate” al pioppo, verso il cielo cariche di grappoli. Uve che, per essere raccolte, impongono ai vitivicoltori equilibrismi incredibili, su altissime scale. Viti, inoltre, franche di piede, come in era pre– filosserica. L’Asprino che ha alle spalle una storia millenaria, sarebbe stato il francese Roberto D’Agiò, nel medioevo, a promuoverlo incrementando i vitigni nell’agro-aversano. Le caratteristiche fisiologiche del vitigno Asprino, coltivato solo nella zona aversana, ne fanno, oltre ad un vino “ allegro, leggero, brioso” (Veronelli), uno spumante elegante, eccezionalmente buono, molto ricercato per la sua naturale freschezza. L’area di produzione include ventidue comuni, ricadenti nelle province di Caserta e di Napoli.

Campi Flegrei

Vino che deriva da uno dei più apprezzati prodotti dell’antichità il falerno Giurano, inserito nella carta dei vini della corte di Napoli e di quella papale. Il clima, il terreno, i vitigni, la cultura, la storia vitivinicola, le basse rese ad ettaro, la presenza di aziende enologhe, tecnologicamente all’avanguardia, ma rispettose della tradizione,ne fanno un vino di grande tradizione e storia. La zona di produzione in cui i vitigni sono, cosa molto rara, ancora allevati su piede franco, include sette comuni, tutti in prossimità di Napoli ed è un’area tra le più ricche per cultura e bellezze naturali; i terreni che derivano dall’incessante succedersi di eruzioni vulcaniche e che, oggi, si adagiano su crateri spenti sono ricchi di ceneri, lapilli, tufi microelementi che conferiscono alle uve e ai vini sapori e aromi del tutto originali.

Capri

Da questa isola, circondata dal mare, si ottiene un vino apprezzato in tutto il mondo per il suo gusto e i suoi profumi. In questa isola la tradizione eroica è di origini antiche. Secondo gli antropologi gli inizi della viticoltura caprese risalgono a tremila anni fa. Vino antichissimo, apprezzato dai romani e lodato dall’imperatore Tiberio che aveva scelto Capri come sua dimora, e che per la sua passione enologica, si era guadagnato il soprannome di Biberio. Attualmente le viti sono allevate, nel rispetto delle tecniche culturali tradizionali su assolati ripiani a picco sul mare. E’ prodotto in limitate quantità, ottenuto dalla vinificazione di uve locali di grande pregio: Falanghina, Greco, e la Biancolella per il tipo bianco, e Piedirosso per il tipo rosso.

Castel San Lorenzo

Un susseguirsi di colline, scoscese, dolcemente degradanti verso il fiume, vigne basse ben esposte. Così è descritta la valle del Colore, dove clima, tipologia dei terreni, basse rese per ettaro, tradizioni storiche e contadine, consentono produzione di vini di qualità. L’area di produzione comprende otto Comuni tutti in provincia di Salerno

Cilento

Il cilento è una delle aree più ricche di bellezze naturali, ma anche una delle zone più povere del paese per l’asperità del territorio e per l’aridità dei suoli. I vitigni locali introdotti ad Alea e a Paestum, dagli antichi colonizzatori greci, trovano nella natura argillosa, calcarea del terreno e nel clima di questa area le condizioni per esprimere al meglio la propria personalità.

Costa D’Amalfi

Da questo territorio, caratterizzato da terrazze, enormi scalini, dove predominano coltivazioni a vigna e limone e dove i gusti e i profumi degli agrumi e della flora mediterranea si mescolano con gli odori del mare, si ottengono i vini della Costa D’Amalfi. Il disciplinare di produzione prevede tre sottosezioni: Furore, Ravello, Tramonti.

Falerno del Massico

Apprezzato fin dall’antichità, gli antichi romani usavano conservarlo in anfore da tappi chiusi muniti di targhette (pittacium) che ne garantivano l’origine e l’annata. Il vino Falerno, è oggi una delle perle della enologia italiana. Dal sapore pieno, elegante, nei tipi rossi, ottenuto da uve Aglianico e Primitivo, fresco e aromatico, nel tipo bianco, derivante da uve Falangina, esso è prodotto in un’area limitata di 5 comuni tutti in provincia di Caserta

Fiano di Avellino

Si tratta di un prodotto di grande rilievo per l’enologia italiana. Ottenuto dal vitigno omonimo conosciuto nell’antichità come Vitis APIANA, che deriva da Ape, particolarmente attratta dalla soave dolcezza di quest’uva. Questo vino si presenta con caratteristiche aromatiche definite ed inconfondibili, con sentori di mandorle tostate. La zona di produzione comprende ventisei comuni localizzati nel cuore della provincia di Avellino tutti vocati per questa coltura.

Galluccio

La zona di produzione del Galluccio comprende cinque comunni dominati dal vulcano spento di Roccamonfina che, con la sua attività eruttiva, ha reso i terreni, per struttura e composizione, particolarmente vocati alla coltivazione dei vitigni, inoltre la ricchezza di micro elementi, di potassio dei depositi lavici, conferiscono alle uve, e dunque ai vini, profumi intensi e delicati. La base ampelografica è costituita da vitigni autoctoni di grande pregio, come l’aglianico per i vini rossi e rosato, la falanghina per i vini di tipo bianco.

Greco di Tufo

Il Grecoè uno dei più antichi vitigni italici, lo testimonia la sua presenza in un affresco, in Pompei che risale ad un secolo Avanti Cristo. Si tratta di un vino dalla tipicità ineguagliabile con profumi che ricordano la pesca e la mandorla amara, affermato in tutto il mondo. E’ prodotto in un area limitata, estremamente vocata che comprende otto comuni tutti della provincia di Avellino. Si ottiene dalle uve dell’antico vitigno greco l’AmineGemina, importata dalla Tassaglia dall’antico popolo dei Pelasgi, prima delle cristiana.

Guardiolo

La zona di produzione del Guardiolo include quattro comuni tutti intensamente vitati, il cuore cioè della viticoltura sannita. I vigneti specializzati, condotti con tecniche moderne, producono uve trasformate con impianti tecnologicamente avanzati tutto ciò, fa di questo prodotto, un vino tra i più interessanti della viticoltura beneventana. Nel disciplinare di produzione rientrano gli stessi vitigni della D.O.C. Solopaca.

Ischia

Vino d.o.c. dal 1966 è tra i primi vini italiani a Denominazione d’Origine Controllata. La zona di produzione coincide con i confini dell’isola d’Ischia dove la vite fù introdotta dagli antiche greci provenienti dalla Calcide. Si tratta di una antica colonia greca, nota con il nome Petecusa., cioè “Terra dei vasai”, produttori di anfore. In alcune aree la vite è allevata secondo forme arcaiche, strettamente vincolate alla tradizione; si ottiene da uve Biancolella, Forastera e Pere palammo allevate solo in Campania e sapientemente vinificate con tecnologie moderne.

Penisola Sorrentina

Dal 1994, le tre sottozone, Sorrento, Gragnano e Lettere, sono state riunite nella Doc Penisola Sorrentina. Gragnano e Lettere, nella tipologia rosso frizzante ed Sorrento, nella versione Bianco e Rosso. Il territorio relativo a tale denominazione comprende il comune di Castellammare di Stabia, sale verso i Monti Lattari fino a raggiungere il promontorio di Punta Campanella. Le varietà impegnate per la produzione doc Gragnano e Lettere sono: piedirosso, scancinoso, aglianico, ed altri vitigni locali. Infine per il bianco le varietà utilizzate sono falangina, biancolella, e/o greco

Sannio

Con il D.L. del 5/8/97 viene istituiti la d.o.c. Sannio Localizzata interamente nel territorio beneventano. L’aria di produzione è quella collinare, a maggiore vocazione della provincia di Benevento. Nelle tipologie bianco, rosato, e rosso, si prevedono gli stessi vitigni del Solopaca DOC.

Sant’ Agata dei Goti

Questo vino è uno dei piccoli grandi vini di cui la Campania è ricca. Nasce da un’antica tradizione ed è ottenuto da vigneti ben esposti su terreni particolarmente vocati. Nell’area del DOC Sant’Agata sono stati coltivati i vitigni che hanno rappresentato la storia enologica della Campania: il greca, il piedirosso, l’aglianico, la falanghina. Ed è proprio nei vigneti di quest’area che è avvenuta la riscoperta della falangina, vitigno autoctono che, malgrado la sua storia antica era stato trascurato al punto di rischiare la sua scomparsa.

Solopaca

L’area del DOC si estende nel beneventano e comprende i territori dei comuni de i Cerreto Sannita, Melizzano e naturalmente Solopaca. La DOC prevede la versione bianco e rossa. Il bianco è vinificato con falangina, malvasia di Candia, Coda di Volpe ed altri vitigni locali. Il Rosso nasce da un uvaggio complesso che comprende Sangiovese, Piedirosso, Aglianico, Sciascinoso ed altri vitigni tradizionali della zona.

Taburno

Da tredici Comuni collocati sulle pendici del monte Taburno, ricoperte da vigneti ed oliveti, si ottengono questi vini di grande pregio. Sia la forma di allevamento, che le tecniche di coltivazione, sono simili alla zona de1 Solopaca. Da quest’ultimo si differenzia la composizione ampelografica imperniata in particolare su11’aglianico per la produzione dei rossi. Inoltre i vini di questa doc comprendono anche greco, falanghina,coda di volpe, per i bianchi.

Vesuvio

La coltivazione della vite del Vesuvio risale al V secolo a.C. Secondo Aristotele furono i Tessali, antico popolo della Magna Grecia, a piantare i primi vitigni nella zona vesuviana. Vitigni disposti sulle pendici del monte, su terreni di natura vulcanica, legati alle vicende dell’area vesuviana che periodicamente hanno danneggiato questa produzione vinicola fino alla disastrosa eruzione del 1944. Da allora, si è avviato un recupero lento ma continuo fino ad arrivare alla d.o.c. Vesuvio, che se, raggiunge una gradazione non superiore a 12 gradi si può fregiare della dizione Lacrima Christi del Vesuvio.

DOCG = Denominazione di Origine Controllata e Garantita
DOC = Denominazione di Origine Controllata
IGT = Indicazione Geografica Tipica
DOP
= Denominazione di origine Protetta
IGP = Indicazione Geografica Protetta
STG = Specialità Tradizionale Garantita

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