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La zona dove si coltiva il vitigno Durello ha un’antica storia viticola in quanto proprio nel comune di Vestenanova , a Bolca nell’alta valle dell’Alpone , si sono ritrovate le prime ampelidee fossili che si considerano le antenate delle attuali viti.
Per quanto riguarda le origini del vitigno si segnala, come già in precedenza accennato, che già nello statuto della Comunità di Costozza, nel 1292, si menzionò unitamente alla varadua, alla drumasta ed alla sclava, la durasena cha si ritiene l’attuale Durello.
Il Durello secondo alcuni studiosi, non è altro che l’antico "occhio di pernice" già nominato da Aureliano Acanti nel suo ditirambo "Il Roccolo" fin dal 1754. Il Maccà nella sua " storia del territorio vicentino" confermò quanto già scrisse l’Acanti. Invece secondo Heman Goethe (1876) il Durello sarebbe il sinonimo di "nosiola" ma tale identità è contestata da altri autori. Il Rovasenda (1877) citò l’ "occhio bianco" dei colli di Conegliano come sinonimo di "Durello" ma ciò non ha trovato altre conferme.
Il Conte Giulio da Schio nel suo volumetto sull'Enologia e viticoltura della provincia di Vicenza" (1905) affermò che sulle colline di Arzignano il Durello era il più diffuso e che lo stesso dava "uve zuccherine". Il Perz, nella sua monografi apparsa all’inizio del secolo sull’ampia raccolta di documentazioni del Soriani Moretti, indico che la "Durella" o "durola bianca" era coltivata a Roncà ed in altri comuni e che tale vitigno si era diffuso nell’estremo lembo orientale della provincia veronese (in particolare nella zona di Roncà) provenendo, con tutta probabilità, dall’attiguo territorio di Arzignano (in provincia di Vicenza). Il Molon nella sua "Ampelografia" (Hoepli, 1916) descrisse ancora la Durella col nome di "nosiola" mentre il Marzotto nela sua pubblicazione "Uve da vino" (1925) indica, come sinonimi della "Durella bianca" la "Durella di Chiampo" e la "Durella di Arzignano" segnalando che quest’ultima venne anche erroneamente designata come "nosiola". Secondo questo autore "la Durella dà uva molto ricercata per il taglio di uve grasse di pianura contenendo l’acido tannico necessario a chiarire ed a dare vivacità ai vini deboli e ricchi di mucillagini". Inoltre sempre secondo Marzotto l’ "uva Durella" può ben maturare su terreni ben esposti ed asciutti, anche di piano, dando un vino buono, limpido, secco, di sapore dolce-acidulo che migliora molto con l’invecchiamento ed è molto serbevole". Dilani nella sua memoria "zona del Bianco e del Rosso dei Colli Berici", in accordo con altri sperimentatori, segnalò che la coltivazione della "Durella" in pianura si doveva assolutamente proscrivere mentre era da adottare nelle zone collinari e particolarmente in quelle con terreni di origine vulcanica. Infine nella pubblicazione del 1960 "Vitigni da Vino", del Ministero Agricoltura e Foreste, Cosmo e Polsinelli identificano la Durella con "rabiosa" delle colline asolane nonché con la "cagnina" delle parti più elevate delle colline a ponente di Schio, che però non avrebbe nulla a che fare con la "cagnina romagnola" anche perché quest’ultima è a frutto nero.
Altre informazioni: Il vino Durello, nei primi decenni di questo secolo si vinificava con macerazione delle parti solide e quindi oltre che acidulo, (aspro), si presentava, intensamente colorato e tannico (astringente). Tale prodotto , alquanto rustico, si prestava molto bene, secondo la richiesta di quel tempo, di consumarsi allungato con acqua, oppure di utilizzarsi come vino da taglio, per aumentare il tenore acido di altri vini.
Verso gli anni sessanta si passò decisamente alla vinificazione "in bianco", ottenendo un prodotto-base molto gradevole ed ottimale per la preparazione dello spumante.
Le prime aziende produttrici di "durello spumante" apparvero infatti verso la fine di questo decennio.
L’approvazione della denominazione di origine controllata, che ha avuto un lungo e tormentato curriculum, si è avuta solamente con il D.P.R. 25/06/87.
SINONIMI: Durella bianca, Durella di Chiampo, Durella di Arzignano.
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Le informazioni sulle origini e caratteristiche dei vitigni sono state tratte dalle seguenti fonti:
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