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Vitigno noto nelle colline dello Spilimberghese già nel XV sec.: fanno testimonianza alcuni manoscritti dell’epoca che si riferiscono alla storia della dinastia nobiliare dei Savorgnano. Nel primo studio si evidenzia che nel XIV-XV sec. si andavano diffondendo gli impianti viticolie si cita un vino bianco di acidità fissa elevata che dovrebbe corrispondere allo Scialin, nel secondo si riporta quanto segue: “i vigneti posti a mezzodì sono quasi tutti piantati di una sola specie di vite denominata volgarmente schiadina la quale … in certe posizioni dà vini eccellenti per delicatezza e dolce sapore” e dà vino “che tiene più o meno all’aspro, ma resistente potendosi conservare fino a 10-12 anni e più invecchia, più ammorbidisce ed acquista in gusto un sapore quasi a guerreggiare c’o vini del Reno” ed ancora “parte dei terreni a mezzogiorno producono vini bianchi aspri e crudi”. Nell’esposizione regionale delle uve tenutasi presso i locali dell’Associazione Agraria Friulana di Udine del 1863 veniva indicata l’area di coltivazione in Vito d’Asio e Fagagna del Friuli Occidentale, mentre in quella del 1921 presso il Consorzio Antifillosserico Friulano l’area di coltivazione veniva estesa ai territori della pedemontana del Friuli Occidentale fra Maniago e Pinzano in provincia di Pordenone. Il vitigno è citato nel vecchio e nuovo Vocabolario di lingua friulana del Pirona con aree di coltivazione in Pinzano, Vito d’Asio, Fagagna e Colli di San Daniele. Vitigno tipicamente friulano, il nome deriva da “s’ciale” ossia terrazzamenti o da “schiavolino” cioè vino della Slavia, terra posta al limite delle Alpi Giulie. Ora si coltiva sono nella zona di Pinzano al Tagliamento e Castelnuovo del Friuli.
Altre informazioni: Il profumo è intensamente fruttato, delicato e gentile, tipico dell’uva che rievoca completamente. Debolmente aromatico, ricorda il fiore di sambuco, il peperone giallo e talvolta, lontanamente, la frutta esotica, il fiore di acacia. Dopo il primo anno di vita, il profumo fruttato s’indebolisce, per lasciare netta prevalenza del fiore dell’artemisia. Complesso, piacevole, interessante nel suo insieme.
Risulta ben strutturato e ben sostenuto, armonico pur con contenuta acidità. Debolmente tannico, lungo nel gusto, talvolta appena amabile, con l’aroma che ritorna e permane in bocca.
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Le informazioni sulle origini e caratteristiche dei vitigni sono state tratte dalle seguenti fonti:
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